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Venerdì, 17 Maggio 2013 18:50

Cavalieri di Cristo: tra Templari e Ospitalieri in Ossola

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In quasi tutte le pubblicazioni sulla presenza dell'ordine templare in Italia mancano riferimenti sulla parte più settentrionale del Piemonte e in particolare sull'area compresa tra il Lago Maggiore e la Svizzera attuale. Eppure l'importanza storica delle vie di transito e dei passi della Val d'Ossola farebbe supporre che gli ordini gerosolimitani sorti durante le crociate non potessero aver trascurato questa regione. In essa si snoda infatti una parte nevralgica dell'antica Via Mala, che connetteva la Pianura Padana e le leghe cittadine lombarde produttrici di vino, sale e grano con le grandi fiere della Champagne e il Centro Europa, da cui provenivano pelli e latticini.

 

 

Il tracciato, ben custodito dal sistema di torri di segnalazione e fortificazioni volute da Ludovico il Moro1, risaliva oltre la piana della Toce le valli Antigorio e Formazza per inerpicarsi fino ai passi dell'Arbola, del Gries, del San Giacomo e proseguire verso Binn, Grimsel o il San Gottardo; poco prima di Domodossola una deviazione portava ai passi del Monte Rosa, all'imbocco della valle Antigorio, un'altra diramazione si insinuava in val Divedro, verso il Simplon.

Passi, magioni e ospizi in Ossola nel Medioevo

Lungo la stessa via si muovevano anche i pellegrini in viaggio verso Santiago di Compostela, dove nell'830 l'anacoreta Pelagio aveva ritrovato la tomba di San Giacomo, come testimoniato dal nome stesso di uno dei passi, dall'intitolazione dell'ospizio sul Sempione e da alcune raffigurazioni dell'apostolo presso la parrocchiale di Vogogna e la chiesa dedicata allo stesso a FondoToce2. Il tratto che saliva fino a Domodossola era infatti parte del vasto sistema viario della Via Francigena che nella valle, però si chiamava Via Francisca. Dalla città fino ai passi della val Formazza, poi, cambiava nome in “Via del Gries”.

Itinerario principale della Via Francigena

Segno noto della presenza gerosolimitana nella zona era certamente l'Alter Spittel, l'ospizio vecchio, a poca distanza dal Passo del Sempione, voluto dal vescovo di Sion e già esistente nel 1235 sotto la direzione di un frate e “magister”, tale Bernardo, appartenente all'ordine dei Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme, gli stessi che, persa la Città Santa (1291) avrebbero spostato la loro sede principale prima a Cipro, facendosi chiamare semplicemente “Cavalieri di San Giovanni”; poi a Rodi dal 1330, mutando di nome in “Cavalieri di Rodi”; infine a Malta, facendosi riconoscere con il nome di “Cavalieri di Malta”, dopo la sconfitta subita da Solimano il Magnifico nel 1522. Un altro ospizio dei Cavalieri di San Giovanni, “San Giovanni dei Pellegrini”, si trovava a Novara, fuori dalla Porta di Milano, sulla strata mediolanensis, lungo la riva del Ticino.


L'Ospizio Vecchio (Alter Spittel) sul Passo del Sempione

I Cavalieri Templari, invece, erano stanziati nelle campagne novaresi dal 1174 anno in cui i Conti di Biandrate donarono la domus di Sant'Apollinare alla Milizia Templii. Della mansio non sono note altre informazioni, ma sembra che ad essa possano risalire le parti più antiche della chiesa e dell'edificio annesso, ancora visibili nel cascinale odierno.

Un documento del 15 Settembre 1222 indica poi l'esistenza di un'altra magione in città a Novara dedicata a San Guglielmo, che pare si trovasse nel quartiere di San Gaudenzio, poco fuori dalla Porta di Vercelli, lungo la strada tra Novara e Vercelli, della quale non sono stati rinvenuti resti. A nord, oltralpe, una loro commanderia sorgeva a Salgesch, tra Brig e Sion, lungo la via Francigena e in numero maggiore3 ne esistevano nei territori della Savoia.

Passo di San Giacomo (Val Formazza)

E tra il Sempione e Novara? Possibile che i Templari avessero trascurato l'Ossola, una valle il cui legame con la Vergine (soprattutto la controversa “Madonna del Latte”, che allatta a seno scoperto) e con la “Grande Madre”, icone tanto care ai cavalieri gerosolimitani?

Clemente V, due mesi dopo aver promulgato la bolla papale la bolla “Vox In Excelso”, con cui poneva fine all'Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Gerusalemme”, provvedeva ad una seconda e meno nota bolla, “Ad Providam Christi Vicari” che sanciva il passaggio di tutte le proprietà templari, comprese quelle ricadenti sotto le pievi novaresi, ai Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni. La bolla attesterebbe quindi, pur senza elencarli, che gli ordini gerosolimitani avevano stanziamenti anche nella regione compresa tra le pianure a nord di Novara e le valli ossolane.

In effetti, sia lo stesso documento datato 1222 che le registrazioni di un capitolo dell'Ordine di San Giovanni tenutosi nel 1533, menzionano una fantomatica “Santa Maria della Mansione” che dipenderebbe da San Guglielmo.

Templar-Knight

Ebbene, secondo una teoria, questo potrebbe essere l'antico nome di una magione passata poi ai Cavalieri di Malta e rinominata “Commenda di Santa Maria Annunziata del Sovrano Ordine militare e Ospitaliero di San Giovanni in Gerusalemme o di Malta”, situata a circa 80 km da Novara, a Vogogna, sulla riva sinistra della Toce, proprio dove comincia la parte navigabile del fiume.

Fondata agli inizi del XII secolo dal feudatario di Formazza, Antonio De Rodis, che qui si ritirò a vita religiosa dedicandosi all'aiuto dei pellegrini, sarebbe stata ceduta, per sua stessa volontà, alla sua morte, all'Ordine Templare , che ne avrebbe mantenuto possesso fino al 1313.

Che tale lascito fosse stato fatto inizialmente all'ordine templare, in verità, viene per lo più sostenuto con riferimento alle note storiche, assai più tarde, redatte da Paolo VI Della Silva (i Della Silva erano discendenti dei De Rodis), che inseriva la questione come ipoesi a commento di un testo di Giovanni Capis del 1673, in cui invece si indicavano quali destinatari della donazione i Cavalieri di Malta. Al medesimo ordine cavalleresco viene attirbuito il possesso della magione anche nelle “Memorie storiche di Premia”, datate 1925.

Di certo, la “mansio” assunse fin dall'inizio un ruolo strategico rilevante. Al piccolo porto che ne faceva parte attraccavano il traghetto che collegava le due sponde del fiume e le chiatte provenienti dal Lago Maggiore trasportando merci e pellegrini in transito lungo la via Francisca da e verso Domodossola. Il toponimo originario del ponte, “della Masone”, sarebbe, secondo alcuni, un'altra prova della possibile presenza templare in Ossola ma, pur suggestivo che sia, anch'esso non consente attribuzione certa.

Seguendo le orme dello zio, intanto, Guglielmo II De Rodis aveva fondato un ospizio per i viandanti a Premia, in valle Antigorio, lungo la Via del Gries e l'aveva affidato alle Umiliate di Sant'Agata. L'edificio e l'oratorio adiacente furono dedicati a San Bernardo di Aosta (morto il 10 Giugno 1081 e sepolto a Novara), patrono degli alpeggi e degli scalatori. Non è dato sapere se anche il nipote, seguendo le orme dello zio, abbia lasciato a sua volta in eredità all'ordine templare l'ospizio. La piccola e pregevole chiesa, recentemente restaurata e i resti del ricovero sono ancora visibili ai margini dell'odierno abitato di Premia.

Chiesa e ospizio di San Bernardo (Premia)

Mentre San Bernardo rimase indipendente e frequentato fino all'inizio della sua decadenza, nel XVII secolo, la Masone di Vogogna (la cui unica testimonianza moderna sono i ruderi dell'antico ponte detto “Della Masone”), con la bolla papale fu ceduta agli Ospitalieri, che la mantennero per almeno altri tre secoli.

La teoria che identificherebbe la Masone di Vogogna con “Santa Maria della Masone” citata nei documenti del 1222 e del 1533, è ancora dibattuta per via della notevole distanza tra Novara e Vogogna, stride con la vicinanza tra le due adombrata invece dai documenti e con la mancanza di prove certe della presenza templare a Vogogna (ad eccezione delle note, assai più tarde, di Paolo VI Della Silva). Con maggior probabilità la leggendaria Santa Maria Della Magione era forse la stessa Magione di San Guglielmo cui fu cambiato nome o una parte della mansio che fu modificata o soppressa.

Mentre un frate antigoriano, Pietro di Cravegna costruiva e cominciava a gestire un Ospizio (1410) alla sommità del passo, all'alpe Valdolgia, poco sotto la sommità del passo di San Giacomo, alcuni rinvenimenti fanno pensare che i Cavalieri di San Giovanni, preso possesso delle magioni templari avessero cominciato ad intensificare la loro presenza in Ossola.

Nel XVI secolo edificarono un oratorio dedicato a San Giovanni sul torrente omonimo che ancora attraversa Intra. Per distinguerlo dal Rio San Bernardinoflumen magnum” dalle acque salubri e particolarmente efficaci per curare ulcere e ustioni, il torrente “San Giovanni” era invece tristemente noto come “l'altro fiume”, i cui sassi erano ritenuti la causa della forte umidità nei muri della casa, poiché “piangevano” ricordando il martirio del Battista.

L'oratorio (e forse una piccola magione) sorgeva non distante dal “Punt dal sass”, crollato tra il 26 e il 27 Settembre 1991, sul quale dall'Alto Medioevo fino alla fine del 1800 transitarono le persone e le merci dirette verso Cannobio e la Svizzera attraverso la via Selasca.

Un altro inspiegato rinvenimento, una stele murata all'esterno di una casa (poi soprannominata “Casa dei Cavalieri di Malta”) a Mergozzo, su cui sono incise la croce ospitaliera (di Malta) e la data 1589, suggerisce la probabile esistenza di un ospizio o di una magione gerosolimitana anche in questo abitato, la cui pieve, fino al XVI secolo includeva anche Ornavasso e le frazioni limitrofi.

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Lapide sulla "Casa dei Cavalieri di Malta" a Mergozzo

Se c'erano Templari che stanziavano in Ossola, scomparirono dunque senza lasciare traccia. E dove avrebbero potuto andare, oppure nascondersi fino all'arrivo dei Cavalieri di San Giovanni? Si accodarono forse a quelli che fuggirono in Svizzera per fondare un nuovo stato, come adombrano alcuni studiosi basandosi sulla coincidenza tra la nascita del primo stato elvetico e la distruzione dell'ordine templare, sulla vocazione bancaria elvetica (il primo sistema bancario “moderno” fu opera templare con l'introduzione delle “lettere di cambio”), sulle croci di derivazione templare che ancora campeggiano sugli stendardi di molti cantoni, sulle leggende antiche che narrano di misteriosi cavalieri avvolti in manti bianche che giungevano a salvaguardare l'indipendenza svizzera dai tentativi stranieri di invasione?

Forse, più semplicemente, i Poveri Cavalieri di Cristo rimasero dov'erano e passarono in “eredità” agli Ospitalieri insieme ai loro beni, salvandosi così dalle persecuzioni di Filippo il Bello.

 


NOTE:

1Molte fortificazioni sono oggi ridotte a rovine, tra quelle che si sono conservate ci sono la Torre di Ornavasso e la Torre di Buccione.

2Il Vecchio Ospizio del Sempione era intitolato a San Giovanni e San Giacomo. L'apostolo è raffigurato insieme a San Cristoforo in una lapide ad opera del “magister” Lorenzo degli Arrigoni, che ornava l'ingresso della Parrocchiale di Vogogna, oggi murata alla base del campanile. A San Giacomo al Basso a FondoToce è rappresentata la scena detta “Miracolo dell'impiccato, legato proprio alla pratica del pellegrinaggio a Compostela.

3Le magioni e le commanderie templari esistite in territorio svizzero sono rare. Quelle note con certezza, oltre a Salgesch sorgevano a Compesiéres, Ginevra, La Chaux e Bâle. Quando ne entrarono in possesso gli Ospitalieri di San Giovanni alla fine del XII secolo, ad esse si aggiunsero l'Ospizio Vecchio sul Sempione, Montbrelloz, Auvergne, Fribourg, Bienne, Leuggern, Klingnau, Thunstetten, Buchsee, Hohenrain, Biberstein, Bubikon, Tobel, Küsnacht, Wädenswil, Reiden, Rheinfelden e Monte Ceneri (oggi in Italia).


BIBLIOGRAFIA:

Aa. Vv., Una strada lunga 1800 anni, ACOI, 1997

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Giovanni De Maurizi, Memorie Storiche di Premia, 1925

Paolo Volorio, L'ospizio di S. Bernardo sulla via del Gries, 2008

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Francesco Teruggi

Scrittore e giornalista pubblicista. Direttore delle collane "Malachite" e "Topazio" presso Giuliano Ladolfi Editore. Autore del saggio divulgativo "Il Graal e La Dea" (2012), del travel book "Deen Thaang - Il viaggiatore" (2014), co-autore del saggio "Mai Vivi Mai Morti" (2015), autore del saggio "La Testa e la Spada. Studi sull'Ordine dei Cavalieri di San Giovanni" (2017), co-autore del saggio storico "Il Filo del Cielo" (2019) pubblicato in edizione italiana e in edizione francese. Presidente dell'Associazione Culturale TRIASUNT. Responsabile Culturale S.O.G.IT. Verbania (Opera di Soccorso dell'Ordine di San Giovanni in Italia).

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