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PE+: Praefactae Excellentiae. Il segno sulla roccia non lascia dubbi. Qualunque prodigio sia accaduto fu "praefacto" (fatto prima) per opera dell'Excellentia, dell'eccelsa fra le creature, della Vergine, come ne scrisse Sant'Anselmo (De Excellentia Gloriosae Virginis Mariae). Le due lettere e la croce sbilenca, questa volta, non sono banali segni di confine, lì sotto alla roccia, difficili e scomodi a farsi e quasi invisibili se non ci si china a cercarne l’ombra.

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No, non è questo il caso. La memoria si è persa, ma il segno ne è muto testimone. Furono incise a mazzetta e punta di metallo in un punto preciso, proprio accanto al fulcro, al baricentro di quella strana roccia in bilico. Se quel punto si fosse trovato poco più verso il fiume, il masso sarebbe rovinato in acqua. Invece, miracolosamente, è fermo in equilibrio. Non sarebbe strano che gli antichi abitanti della valle già nella preistoria lo adorassero come sacro. Qualcuno deve averlo pensato, secoli fa.

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Quanti millenni prima il sasso si era fermato in quella posizione, come trattenuto da una mano misteriosa? Molti. Eppure, per un cristiano, non era accettabile che fosse l'opera di una divinità antica, il cui artiglio era di certo diabolico, pagano. No, per quanto incredibile, doveva essere stata la mano delicata della Vergine anche se, in verità, era nata solo molto più tardi di quegli eventi. Maria l'aveva "fatto prima" (prae-fecit) di sé stessa. E in questo, forse, stava il vero “miracolo”, più che nell'equilibrio precario del masso.

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La Gurva è uno di quei luoghi di possibilità, benedetti e sacri da sempre, stabiliti da Madre Terra, presso i quali essa ha posto, come monito, un segnale di attenzione ben evidente, affinché siano più riconoscibili di altri. È accaduto in Myanmar presso il millenario Kyaiktyo, la Roccia d'Oro che si crede tenuta in equilibrio da un capello del Buddha. E lo si vede bene tra le rovine della leggendaria Mahabalipuram, nell'India del Sud, dove i templi scolpiti nella pietra e le grotte sacre sorgono tutto intorno alla "Palla di burro", rappresentazione del nutrimento spirituale, che costituisce il principale attributo del giovane Krishna (Balakrishna), ultima incarnazione di Visnu. Il parallelo con il globo che il Bambinello tiene nella destra mentre sta in grembo alla Madre, non può sfuggire.

Una roccia sull’altra: così deve averle messa la forza lenta e potente dell’acqua, che ne ha scolpita una e ha accompagnato l’altra sopra di essa. Il masso sottostante è levigato, come la veste della Madonna su cui siede il Bambin Gesù. Devono averlo ben visto i nostri avi e hanno colto l’occasione per trasformare la terra, quella terra, nella Madre di Dio, erigendo su di essa un piccola cappelletta con un’effige mariana. Intanto fiorì la leggenda del masso piovuto dall’alto e disceso verso il basso, come il Bambinello. La leggenda, così, finì per azzoppare la verità, cancellando ad arte i prodigi compiuti dall'acqua del torrente, che troppo sapevano delle religioni antiche.

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La Gurva, come tutti i luoghi veramente sacri, è sacra a prescindere dalle immagini e dai simboli. Sacra è l'acqua che gli scorre accanto e nel suo insieme ben si ritrova simbolicamente l'intera valle. Così dev'esser rimasta per molto, con la sua piccola cappella e l'affresco antico a due braccia forse meno dal masso “caduto”.

Poi, nel 1612, il Governatore spagnolo dello Stato di Milano, Marchese Mendoza della Hionosa, riceve da sua maestà ispanica l'ordine di invadere il Piemonte, per anticipare l'avanzata del Duca di Savoia e diffidarlo dalle sue pretese sul Monferrato. Tutta la popolazione viene obbligata a prendere parte militarmente alla contesa attraverso la costituzione delle Milizie delle Terre, nelle quali vengono costretti ad arruolarsi tutti gli uomini dai 18 ai 50 anni. La Milizia ossolana, che conta 1452 soldati tra i quali 390 provenienti dalla Valle Anzasca1, riceve il compito di presidiare i confini e i passi alpini dalle invasioni esterne.

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Ma l'ordine imposto dal dominatore ispanico non viene esaudito in silenzio. I futuri soldati, arruolandosi cercano la benedizione della loro stessa terra. Non combatteranno per lo straniero, ma per la loro valle. I militi di Bannio si rivolgono alla Madonna della Neve e del Gelo, occupandosi di ristrutturarla con il permesso del Vescovo di Novara. Quelli di Calasca scelgono la remota cappelletta della Gurva.

Mentre i lavori fervono, però...

 

... continua...

 

 


1 Gli arruolati provengono da Castiglione, Calasca, Bannio Anzino, Vanzone, Ceppo Morelli, Macugnaga.

 


 

Ringrazio Carlo Lovati per i puntuali contributi

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Concludiamo l'excursus nella leggenda dei Sette di Betania con la vicenda del ritrovamento delle reliquie a loro attribuite.

Sui luoghi dove la tradizione ricordava fossero sepolti Lazzaro, le due Marie con Sara, Marta, Magdalena, Massimino e Sidonio, sorsero con i secoli piccole chiese-mausoleo. Ma le scorrerie saracene nel Mediterraneo al grido «La ilaha illa lllah» (Dio è Dio), soprattutto da che gli islamici si erano acquartierati proprio in Provenza, a Frassineto, per razziare le coste francesi e liguri nel IX secolo, avevano costretto i popoli gallici della costa a nascondere i loro santi per proteggerli. Le scarse cronache ipotizzano che fossero state traslate in gran segreto in monasteri inaccessibili o che si trovassero nei forzieri di qualche signorotto locale. Ma erano solo voci e non fecero che alimentare leggende senza fondamento. Dei possibili resti santi, insomma, si finì per perdere, almeno apparentemente, ogni traccia.

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Con questo post continuiamo a seguire le peripezie della compagnia giudaica dopo lo sbarco in Provenza.

Giunte al termine della loro esistenza, Maria Jacobè per prima, secondo la tradizione e Maria Salomè poco tempo dopo, vengono sepolte in una tomba appositamente preparata per loro nella piccola chiesa di Ratis. La fama delle loro gesta e dei miracoli che continuano a produrre anche dopo la morte cresce rapidamente. A loro si aggiunge presto Sara, sepolta "in odor di santità" accanto alle due Marie. Già nel IV secolo, il povero oratorio viene sostituito con una chiesa più grande e maestosa, dedicata alla Vergine, cui viene affiancato un monastero delle Religiose di Arles.

Pubblicato in Personaggi
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