Dominare le acque profonde (articolo completo)
Non sono le grandi cattedrali, ma più spesso le piccole chiese quelle che riescono a conservare meglio i segreti dell'arte di costruire luoghi davvero sacri. Oggi voglio parlarvi di uno di questi "segreti", un particolare "dispositivo" che è stato impiegato per migliorare e completare l'impianto vibrazionale di un'antica chiesa cusiana.
L'edificio sorge su una balza sopra la riva sud Occidentale del Lago d'Orta. Non è nota con precisione la sua data di fondazione, ma la chiesa viene annoverata già nel 1132 nella bolla "plebem Gaudiani cum cappellis suis". La località in cui sorge, invece, sembra essere già indicata in una mappa del 1114. Almeno dal XVII secolo viene chiamata "Sancta Maria de Luciaria", Santa Maria di Luzzara.
Risale al 1616 la prima descrizione certa, riportata nei documenti ufficiali della visita pastorale del Vescovo Taverna:"[...] ad orientem constat unica nave qua est longitudinis et altitudinis cubitis 25 circiter [...]". E' direzionata con l'abside verso il "sole oriente", verso l'Est ed è composta di un'unica navata.
Una seconda direzione astronomica si ricava probabilmente dalle finestrelle che si aprono una per abside (oggi per lo più sono murate) e sono tutte puntate con buona approssimazione verso il sorgere del sole visibile nei giorni del Solstizio d'Inverno.
Tra gli elementi degni di nota, certamente c'é il suo impianto, approssimativamente a base quadrata e come detto, a navata unica, ma culminante in tre absidi. L'altare è incastonato in quella centrale. Molti sono i dettagli architettonici che alimentano l'interesse per questo luogo: l'uso di contraforti sul lato settentrionale, accoppiati ad un particolare sistema di copertura ad incastro ; l'inconsueto "campaniletto a ventola", di solito tipico di cappelle e oratori annessi a conventi e monasteri; la finestrella a croce che invece di aprirsi nella facciata si apre sopra l'abside centrale; la teoria di affreschi, alcuni attribuiti al Cagnola.
Studi simbolici su Luzzara sono stati per la prima volta condotti da Adolfo Torre nel 1975 e sono tutt'ora oggetto di controversie. E' lo stesso autore a far notare l'esistenza di alcune pietre poste in linea con la facciata, verso settentrione, come a voler simulare un recinto, ma la cui reale funzione non è nota. L'unico elemento che rilevò è l'identità numerica (le pietre sono otto) con l'acquasantiera posta nella chiesa, che "circolare agli orli, si apre in una cavità di forma ottagonale".
Adolfo Torre non mancò di sottolineare come le ricorrenze numeriche di Luzzara indichino riferimenti "esoterici" precisi: le tre absidi e l'impiego del triangolo nella composizione geometrica della facciata e degli afreschi su di essa, ad esempio, rimanderebbero indiscutibilmente al tre e al mistero della trinità.
Ed ora veniamo al dispositivo di cui accennavo all'inizio...
Meno evidente, ma altrettanto pregnante, è la ripetuta presenza del numero otto, segno di trasformazione, di modificazione e di cambiamento, legato anche all'acqua (nell'acquasantiera) quale mezzo principe per attuare il cambiamento.
Escluso che possa trattarsi di una sorta di recinto (gli elementi verticali sono ben diversi e a differente distanza da quelli con cui è realizzata la delimitazione del'abside, sul retro), forse questa è la chiave di lettura corretta per comprendere lo scopo degli otto pilastri, infissi in fila a proseguire la linea della facciata verso nord.
Analizzandoli radioestesicamente, si nota come sono polarizzati alternativamente positivi e negativi, come a voler creare un flusso alternato alto-basso, una sorta di "muro" o di "paratia". I due più distanti sono in ordine polarizzato invertito rispetto agli altri sei. La posizione corrisponde alla curva compiuta dalla vena più settentrionale, che piega verso destra per puntare verso l'altare maggiore.
A cosa servono dunque? Le otto punte, infisse come aghi da agopuntura nella terra, si comportano come deviatori, che addomesticano il flusso d'acqua fino a dirigerlo verso l'abside
centrale. A questa deviazione indotta è certamente dovuta la sensazione e l'idea, più volte descritta, che il motivo degli otto monoliti crei "come una zona di recinto [...] che sembra contenere un significato ed un valore simbolico". E' l'abbraccio vibrazionale del flusso che, deviando dal suo percorso raggiunge l'altare.
Qui si incrociano già due vene sovrapposte a un nodo del reticolo geomagnetico, a creare un "camino" energetico aperto verso l'alto. Così. la terza vena artificialmente indotta a incrociare lì sotto, amplifica, perfeziona e stabilizza l'insieme.
La lunga permanenza in posizione dei monoliti (si può presumere che siano stati messi in opera mentre si erigeva la chiesa) ha modificato permanentemente il corso della vena d'acqua. Perciò, pur essendo stati rimossi in tempi recenti, il flusso non è tornato alla direzione primordiale ma continua a scorrere verso l'altare, mantenendo intatta la bellezza e la potenza di questo luogo.
Bibliografia:
Adolfo Torre, La Madonna di Luzzara. Dieci secoli di Medioevo, Novara, 1975
Maria Laura Gavazzoli Tomea (a cura di), Novara e la sua terra nei secoli XI e XII. Storia, documenti, architettura, Milano, 1980
Francesco Teruggi
Scrittore e giornalista pubblicista. Direttore delle collane "Malachite" e "Topazio" presso Giuliano Ladolfi Editore. Autore del saggio divulgativo "Il Graal e La Dea" (2012), del travel book "Deen Thaang - Il viaggiatore" (2014), co-autore del saggio "Mai Vivi Mai Morti" (2015), autore del saggio "La Testa e la Spada. Studi sull'Ordine dei Cavalieri di San Giovanni" (2017), co-autore del saggio storico "Il Filo del Cielo" (2019) pubblicato in edizione italiana e in edizione francese. Presidente dell'Associazione Culturale TRIASUNT. Responsabile Culturale S.O.G.IT. Verbania (Opera di Soccorso dell'Ordine di San Giovanni in Italia).
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