Francesco Teruggi
Scrittore e giornalista pubblicista. Direttore delle collane "Malachite" e "Topazio" presso Giuliano Ladolfi Editore. Autore del saggio divulgativo "Il Graal e La Dea" (2012), del travel book "Deen Thaang - Il viaggiatore" (2014), co-autore del saggio "Mai Vivi Mai Morti" (2015), autore del saggio "La Testa e la Spada. Studi sull'Ordine dei Cavalieri di San Giovanni" (2017), co-autore del saggio storico "Il Filo del Cielo" (2019) pubblicato in edizione italiana e in edizione francese. Presidente dell'Associazione Culturale TRIASUNT. Responsabile Culturale S.O.G.IT. Verbania (Opera di Soccorso dell'Ordine di San Giovanni in Italia).
ZEMI - idoli e megaliti delle Antille
Qualche tempo prima dell'alba di un venerdì mattina dell'Ottobre 1492, il marinaio Rodrigo de Tiana, scrutando l'orizzonte dalla Santa Maria, avvistava per la prima volta una piccola isola del Nuovo Continente. Gli indigeni pacifici che l'abitavano la chiamavano “Guanahani”, ma il suo capitano, Cristoforo Colombo, l'avrebbe subito ribattezzata San Salvador. Cominciava così, toccando terra a Bahamas, la scoperta, o meglio la riscoperta, dell'America.
Un anno più tardi, scegliendo una rotta diversa e più meridionale, Cristoforo Colombo sarebbe invece approdato a Guadalupe, scoprendo l'esistenza delle Antille. L'11 Novembre del 1493 la flotta spagnola avvistò per la prima volta Waladli, Wa'omoni e Ocamanru (oggi rispettivamente “Antigua”, dal nome della cappella delle Vergine Miracolosa che si trova nella Cattedrale di Siviglia; Barbuda e Redonda). Ma l'esploratore genovese passò oltre senza sbarcare. Non seppe mai che gli stessi indigeni che continuava ad incontrare sulle diverse isole caraibiche, tutti discendenti di quella medesima popolazione che, partendo dal Sud America, aveva colonizzato nei millenni precedenti le Antille, ad Antigua, erano stati vicini a creare una vera e propria civiltà.
Cavalieri di Cristo: tra Templari e Ospitalieri in Ossola
In quasi tutte le pubblicazioni sulla presenza dell'ordine templare in Italia mancano riferimenti sulla parte più settentrionale del Piemonte e in particolare sull'area compresa tra il Lago Maggiore e la Svizzera attuale. Eppure l'importanza storica delle vie di transito e dei passi della Val d'Ossola farebbe supporre che gli ordini gerosolimitani sorti durante le crociate non potessero aver trascurato questa regione. In essa si snoda infatti una parte nevralgica dell'antica Via Mala, che connetteva la Pianura Padana e le leghe cittadine lombarde produttrici di vino, sale e grano con le grandi fiere della Champagne e il Centro Europa, da cui provenivano pelli e latticini.
Petròs enì? - seconda parte
[Segue dalla prima parte]
Pare che uno degli scopritori, Padre Bagatti, si fosse addirittura recato a Roma da Pio XII per presentargli le prove, ma che fosse stato "liquidato" dal pontefice con l'intimazione di non farne parola. Sia come sia, a tre anni dalla scoperta della sepoltura di San Pietro sotto la basilica omonima, le tombe erano diventate due. L'esistenza dell'una escludeva l'esistenza dell'altra e viceversa.
Petròs enì? - prima parte
Siamo tutti convinti di sapere dove e quali siano le reliquie del principe degli Apostoli, San Pietro e dove venne innalzata la sua tomba,ma non molti conoscono la vera storia della loro scoperta e il giallo della loro identificazione. Questo è un resoconto con qualche fatto forse meno noto.
La tomba ufficialmente si trova dove la tradizione l'ha sempre collocata: sotto San Pietro, sulla verticale della Cupola. L'annuncio ufficiale della scoperta fu proclamato da Papa Paolo VI, durante l'udienza del 26 giugno 1968. Con poche parole, il pontefice confermò che, dopo l'individuazione della tomba, di cui già Pio XII aveva dato notizia nel 1950, ora anche le reliquie dell'apostolo erano state identificate con sufficiente certezza.
Santuario del Fontegno - luogo ad alta energia
Salendo la stretta e ripida mulattiera che dalle rive del Lago d'Orta a Omegna (VB) si inerpica fino al piccolo paese di Quarna sopra, a picco sulla rupe sottostante si regge prodigiosamente il piccolo Santuario della Madonna del Fontegno.
In origine qui sorgeva una cappelletta, costruita intorno all'affresco di una Madonna cinquecentesca. Secoli dopo fu edificata, sulla balza soprastante, una chiesa con pianta a croce e la cappella, nel frattempo dotata di un atrio coperto, fu inglobata nella struttura, diventandone una sorta di cripta, accessibile sia dall'interno del santuario che dal piazzale.
Il peso della pecora
Ci sono simboli portentosi che passano con incredibile insistenza davanti ai nostri occhi, senza che ci accorgiamo di loro. Al più, magari, se ci solleticano, finiamo per liquidarli con poche spiegazioni. E perdiamo il senso di ciò che cercano di esprimerci.
Siamo a Pasqua e può sembrare una domanda strana, ma... ce l'avete presente la tipica statuetta del pastore del Presepe, con una pecora sulle spalle, o magari una capra? Vi è mai venuto in mente di chiedervi perché un pastore dovrebbe presentarsi con un ovino gettato di traverso sulla schiena al cospetto del Bambinello? I pastori, secondo il Vangelo, non portavano doni, furono svegliati in piena notte e raggiunsero la grotta così come erano. E allora?
Ornavasso e Rennes-le-Château: un filo invisibile tra l'Ossola e l'Aude
Le vicende legate alla Guardia e agli altri monumenti di Ornavasso (VB), anche se in anticipo di ben due secoli, presentano molte somiglianze con i misteriosi accadimenti di Rennes-le-Château, celeberrimo paese dell'Aude francese. Ripercorrendo le vicende dei due luoghi, apparentemente separati nel tempo e nello spazio, emergono infatti numerosi e soprendenti parallelismi.
La pratica antica del puja
Uno dei riti più antichi dell' induismo é il puja o "adorazione". Che sia praticato nell'intimità della case o nella grandiosità dei templi è l'atto di venerazione per eccellenza, codificato in specifiche e complesse regole. Originario dell'India del Sud, la "terra del pellegrinaggio indú" e "dimora terrena degli dei", sostituì, si ritiene, i più cruenti sacrifici animali fin dall'epoca dravidica.
Chi ha la fortuna di visitare i sontuosi templi del Tamil Nadu, può ancora avere l'occasione di partecipare ad uno dei puja che ogni giorno, da millenni, vengono celebrati. I più elaborati sono sicuramente quelli del Sri Nataraja di Chidambaram e dello Sri Meenakshi di Madurai.
Al rito serale che si svolge in quest'ultimo dedico il post di oggi, in cui è pubblicato un breve ma intenso del puja: un'occasione per conoscerlo per chi non vi ha mai potuto assistere e per riviverlo se si ha avuto la fortuna di esserci.
Dominare le acque profonde (articolo completo)
Non sono le grandi cattedrali, ma più spesso le piccole chiese quelle che riescono a conservare meglio i segreti dell'arte di costruire luoghi davvero sacri. Oggi voglio parlarvi di uno di questi "segreti", un particolare "dispositivo" che è stato impiegato per migliorare e completare l'impianto vibrazionale di un'antica chiesa cusiana.
L'edificio sorge su una balza sopra la riva sud Occidentale del Lago d'Orta. Non è nota con precisione la sua data di fondazione, ma la chiesa viene annoverata già nel 1132 nella bolla "plebem Gaudiani cum cappellis suis". La località in cui sorge, invece, sembra essere già indicata in una mappa del 1114. Almeno dal XVII secolo viene chiamata "Sancta Maria de Luciaria", Santa Maria di Luzzara.
Risale al 1616 la prima descrizione certa, riportata nei documenti ufficiali della visita pastorale del Vescovo Taverna:"[...] ad orientem constat unica nave qua est longitudinis et altitudinis cubitis 25 circiter [...]". E' direzionata con l'abside verso il "sole oriente", verso l'Est ed è composta di un'unica navata.
Una seconda direzione astronomica si ricava probabilmente dalle finestrelle che si aprono una per abside (oggi per lo più sono murate) e sono tutte puntate con buona approssimazione verso il sorgere del sole visibile nei giorni del Solstizio d'Inverno.
Tra gli elementi degni di nota, certamente c'é il suo impianto, approssimativamente a base quadrata e come detto, a navata unica, ma culminante in tre absidi. L'altare è incastonato in quella centrale. Molti sono i dettagli architettonici che alimentano l'interesse per questo luogo: l'uso di contraforti sul lato settentrionale, accoppiati ad un particolare sistema di copertura ad incastro ; l'inconsueto "campaniletto a ventola", di solito tipico di cappelle e oratori annessi a conventi e monasteri; la finestrella a croce che invece di aprirsi nella facciata si apre sopra l'abside centrale; la teoria di affreschi, alcuni attribuiti al Cagnola.
Studi simbolici su Luzzara sono stati per la prima volta condotti da Adolfo Torre nel 1975 e sono tutt'ora oggetto di controversie. E' lo stesso autore a far notare l'esistenza di alcune pietre poste in linea con la facciata, verso settentrione, come a voler simulare un recinto, ma la cui reale funzione non è nota. L'unico elemento che rilevò è l'identità numerica (le pietre sono otto) con l'acquasantiera posta nella chiesa, che "circolare agli orli, si apre in una cavità di forma ottagonale".
Adolfo Torre non mancò di sottolineare come le ricorrenze numeriche di Luzzara indichino riferimenti "esoterici" precisi: le tre absidi e l'impiego del triangolo nella composizione geometrica della facciata e degli afreschi su di essa, ad esempio, rimanderebbero indiscutibilmente al tre e al mistero della trinità.
Ed ora veniamo al dispositivo di cui accennavo all'inizio...
Meno evidente, ma altrettanto pregnante, è la ripetuta presenza del numero otto, segno di trasformazione, di modificazione e di cambiamento, legato anche all'acqua (nell'acquasantiera) quale mezzo principe per attuare il cambiamento.
Escluso che possa trattarsi di una sorta di recinto (gli elementi verticali sono ben diversi e a differente distanza da quelli con cui è realizzata la delimitazione del'abside, sul retro), forse questa è la chiave di lettura corretta per comprendere lo scopo degli otto pilastri, infissi in fila a proseguire la linea della facciata verso nord.
Analizzandoli radioestesicamente, si nota come sono polarizzati alternativamente positivi e negativi, come a voler creare un flusso alternato alto-basso, una sorta di "muro" o di "paratia". I due più distanti sono in ordine polarizzato invertito rispetto agli altri sei. La posizione corrisponde alla curva compiuta dalla vena più settentrionale, che piega verso destra per puntare verso l'altare maggiore.
A cosa servono dunque? Le otto punte, infisse come aghi da agopuntura nella terra, si comportano come deviatori, che addomesticano il flusso d'acqua fino a dirigerlo verso l'abside
centrale. A questa deviazione indotta è certamente dovuta la sensazione e l'idea, più volte descritta, che il motivo degli otto monoliti crei "come una zona di recinto [...] che sembra contenere un significato ed un valore simbolico". E' l'abbraccio vibrazionale del flusso che, deviando dal suo percorso raggiunge l'altare.
Qui si incrociano già due vene sovrapposte a un nodo del reticolo geomagnetico, a creare un "camino" energetico aperto verso l'alto. Così. la terza vena artificialmente indotta a incrociare lì sotto, amplifica, perfeziona e stabilizza l'insieme.
La lunga permanenza in posizione dei monoliti (si può presumere che siano stati messi in opera mentre si erigeva la chiesa) ha modificato permanentemente il corso della vena d'acqua. Perciò, pur essendo stati rimossi in tempi recenti, il flusso non è tornato alla direzione primordiale ma continua a scorrere verso l'altare, mantenendo intatta la bellezza e la potenza di questo luogo.
Bibliografia:
Adolfo Torre, La Madonna di Luzzara. Dieci secoli di Medioevo, Novara, 1975
Maria Laura Gavazzoli Tomea (a cura di), Novara e la sua terra nei secoli XI e XII. Storia, documenti, architettura, Milano, 1980
Dominare le acque profonde
Non sono le grandi cattedrali, ma più spesso le piccole chiese quelle che riescono a conservare meglio i segreti dell'arte di costruire luoghi davvero sacri. Oggi voglio parlarvi di uno di questi "segreti", un particolare "dispositivo" che è stato impiegato per migliorare e completare l'impianto vibrazionale di un'antica chiesa cusiana.
L'edificio sorge su una balza sopra la riva sud Occidentale del Lago d'Orta. Non è nota con precisione la sua data di fondazione, ma la chiesa viene annoverata già nel 1132 nella bolla "plebem Gaudiani cum cappellis suis". La località in cui sorge, invece, sembra essere già indicata in una mappa del 1114. Almeno dal XVII secolo viene chiamata "Sancta Maria de Luciaria", Santa Maria di Luzzara.